PREMESSA

Ve la ricordate quella coraggiosa ragazzina partannese? Si proprio quella che con il suo coraggio ha saputo dire di no alla mafia. Rita si chiamava e “Villa Rita Atria” sono le uniche tre parole che si possono incontrare a Partanna in suo ricordo. Non troverete neanche al cimitero il suo nome poiché, da circa 17 anni, le viene negata una lapide commemorativa sulla tomba.

Vi è un associazione in suo nome, e scusate ma non è un piccolo dettaglio se essa è nata a Milazzo.

Da 17 anni a questa parte si è fatto ben poco qui a Partanna per ricordarla, ed è per questo che nasce questo blog.


mercoledì 16 settembre 2009

La storia di Rita

26 luglio 1992; sesto piano di una palazzina in viale Amelia a Roma. Rita spicca il volo. Ma perché?
Nell’ultimo anno ne erano successe di cose che potessero spiegare questo gesto, ma l’inizio di questa storia va ricercato nel ’85 quando il padre di Rita venne assassinato.
Siamo a Partanna, un paesotto di circa 10.000 abitanti che sorge su una collina. In questi anni la mafia si fa sentire in tutto il sud Italia e Partanna non fa eccezione. Don Vito, il padre di Rita, fa parte del giro mafioso che vi è a Partanna. E’ molto vicino alla famiglia degli Accardo una famiglia di spicco nel paese, ma quest’ultimi, a causa di dissidi sorti per questioni di droga non gli danno più protezione e il 18 settembre del 1985 Don Vito viene ucciso. È questo il fulcro della storia perché la rabbia di Nicola, il fratello di Rita, lo porta a giurare vendetta. In questi anni che vanno dall’85 al ’92 a Partanna scoppia una faida tra due famiglie mafiose, gli Accardo e gli Ingoglia, alla fine della quale le due famiglie risulteranno decimate e Partanna senza capi mafiosi. Alla morte del padre, Rita si lega ancora di più al fratello Nicola ed alla cognata Piera Aiello. Di Nicola, anch'egli mafioso, Rita raccoglie le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. Nel giugno 1991 Nicola Atria, dopo aver tentato di vendicare il padre, viene ucciso dalla mafia, e sua moglie Piera Aiello decide di collaborare con la giustizia. Piera racconta tutto ciò che sa ai magistrati ed è costretta ad andarsene da Partanna portando con se sua figlia Vita Maria. Pochi mesi dopo anche Rita decide di seguire le orme della cognata, cercando, nella magistratura, giustizia per quegli omicidi. Il primo a raccogliere le loro rivelazioni fu Paolo Borsellino al quale si legarono come ad un padre. Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre deposizioni hanno permesso di arrestare diversi mafiosi e di avviare un'indagine sul politico Vincenzino Culicchia per trent'anni sindaco di Partanna.
Inizia una nuova vita per le due giovani donne ma non per questo più facile. Sono costrette a vivere sotto falso nome e lontano dal loro paese e dai loro affetti ma nonostante il loro passato cercano di vivere una vita il più normale possibile.
E’ il 19 luglio quando scoppia la bomba in via D’Amelio , dove rimangono uccisi Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Questo giorno porta una svolta, sicuramente negativa, nella vita delle due cognate già provate dalla morte di Falcone. A Rita e a Piera viene meno non solo una figura dello stato ma una figura paterna. Paolo Borsellino non era solo un magistrato, era la persona su cui avevano fatto affidamento, la persona su cui contare quando avevano un problema, la persona che teneramente chiamavano “zio Paolo”.
E rieccoci precisamente una settimana dopo a Roma, al sesto piano di quella palazzina in viale Amelia, in quella strada il cui nome assomiglia a quella dove Paolo Borsellino venne ucciso. Un semplice caso o un segno del destino? Rita sale sul davanzale del balcone, ma prima di farlo lascia scritto al muro una frase: "ti amo, non abbandonarmi il mio cuore senza di te non vive" . Sono più o meno le quattro quando Rita spicca il volo. Non morirà sul colpo ma circa due ore dopo, una settimana esatta dalla morte di “suo zio”, ed è una piccola consolazione sapere non morirà sola ma con delle signore che, vedendo l’accaduto sono accorse e le hanno tenuto la mano fino all’ultimo respiro
Oggi in quel viale alberato, in un’aiuola proprio di fronte al palazzo dove Rita si buttò si può leggere un messaggio di speranza scritto da lei nel tema di maturità: “ La Verità Vive. Forse un mondo onesto non esisterà mai ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi ci prova forse c’è la faremo”.
Rita come molte ragazze della sua età scriveva un diario. Un diario dove si possono leggere bellissime parole, perché nonostante avesse 17 anni, Rita aveva una grande maturità che va oltre la giovane l’età. Questa maturità dovuta ha una vita difficile e alla quale ha contribuito il rapporto difficile con la madre, che l’ha ripudiata perché non comprendeva né condivideva la ribellione della figlia, dandone la colpa a Piera.
Rita Atria per molti rappresenta un'eroina, per la sua capacità di rinunciare a tutto, fino anche agli affetti della madre (che la ripudiò e che dopo la sua morte distrusse la lapide a martellate), per inseguire un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia. Rita (così come Piera Aiello) non era una pentita di mafia, non aveva infatti mai commesso alcun reato di cui pentirsi. Per questo la sua collaborazione assume un valore ancora più alto e correttamente ci si riferisce a lei come "testimone di giustizia", figura questa che è stata legislativamente riconosciuta.

Rita per ciò che ha fatto nella sua vita e con il suo gesto ci ha insegnato tanto. Questa ragazzina ribelle ci ha insegnato a lottare ad avere coraggio e soprattutto a non lasciare sole le persone che combattono.
È questa la cosa fondamentale non lasciare sole le persone che combattono. Non possiamo sconfiggere la mafia da soli dobbiamo rimanere uniti perché la l’unione fa la forza. Facciamo in modo che la morte di Rita, dei giudici Falcone e Borsellino e di tanti altri combattenti non siano inutili e nello stesso tempo non scordiamo le persone che sono vive che ogni giorno combattono per quello che Borsellino chiamava il fresco profumo di libertà.


Fonti:
Associazione antimafie Rita Atria http://www.ritaatria.it/
"Una ragazza contro la mafia" di Sandra Rizza

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